venerdì 12 settembre 2008

Crotone: la burocrazia chiude di nuovo le porte dello Scida ai tifosi.

Sono davvero imbarazzanti le decisioni forti prese nei confronti del tifo sano e quelle da sempre deboli, non prese, nei confronti dei soliti facinorosi.

Signore e signori, mettiamoci l’anima in pace: non ci è dato sapere quale sia il senso dei provvedimenti presi e persino di quelli non presi (come in questo caso), in un ambito calcistico sempre più strapazzato e martoriato, quello del tifo sano, appassionato, vivo.

Non sappiamo (o meglio si sa eccome, ma turiamoci il naso) ad esempio perché in Inghilterra, aldilà delle pay-tv ed aldilà delle categorie, ci sia sempre lo Stadio pieno, mentre in Italia, come si è detto ampiamente nei giorni scorsi, salga il numero degli abbonati, ma i campi sportivi guarda caso siano sempre più vuoti.

Pensate a ciò che è accaduto nuovamente ai danni dei tifosi del Crotone.
Riflettiamoci su.

In settimana, come recita il comunicato ufficiale della Società Pitagorica sul proprio sito ufficiale www.fccrotone.it, si è richiesto il parere della Commissione Provinciale che avrebbe dato mandato positivo all’Osservatorio Nazionale affinché le porte si aprissero ai tifosi, con buonissima probabilità almeno per quelli che avevano pagato ed ottenuto l’abbonamento della propria squadra del cuore.

Purtroppo l’Osservatorio ha fatto sapere che darà il proprio parere e quindi l’eventuale assenso, soltanto nella prossima settimana, nonostante l’interessamento della Commissione.

Sarebbe stata comunque un’ottima notizia per la città, se non fosse per il piccolissimo particolare che già Domenica, il Crotone, debba giocare in casa contro il Real Marcianise.

Quindi lo slittamento della decisione, come al solito, influirà negativamente sulla presenza dei tifosi allo Stadio che, loro malgrado, senza averne alcuna colpa, ancora un volta dovranno rimanere a casa e non potranno far sentire il proprio affetto alla squadra della loro cittadina.

Alla luce di avvenimenti soliti e sconcertanti, come quelli del “derby” Roma-Napoli, e della cosiddetta linea dura, parrebbe che lo Stato finalmente abbia deciso di non transigere più in tema di leggine e de-cretini e di mettere fine a certe ottemperanze dei clan dei tifosi più accesi, e decisioni come quella di cui sopra sembrerebbero davvero di buon auspicio, nel segno che qualcosa stia cambiando per il bene dell’Italia.

Perdonateci, ma è evidente che invece non ci sia niente di più grottesco, assurdo e riprovevole di quel che sta quotidianamente accadendo nel rapporto fra la comunità civile e la politica tutto(s)fare che più che rimediare ai guai, finge di sfiorarli solamente, creando danni agli unici che poco hanno a che fare con i problemi significativi del Nostro Paese.

Nel caso del calcio: i tifosi sani appunto.

Spiegateci cari lettori a cosa può servire chiudere la porte di Crotone-Real Marcianise.
Proprio evidenziando il decreto che bloccherebbe le porte, spiegateci a chi può servire.

Quando si ragiona, decidendo di fare qualcosa, una qualsiasi cosa per porre rimedi, per cercare soluzioni, per evitare e prevenire anziché curare (come recitava una nota pubblicità negli anni ’80-90), lo si dovrebbe fare con un fine pratico, senza badare ad interessi di parte, senza scrivere sciocchezze sulla sabbia.

Eppure in Italia si assiste di continuo a decisioni prese da chi non ha nessuna esperienza nel campo, provvedimenti senza nè capo, nè coda ed in misura sconcertante sempre dopo che un evento negativo (che si sarebbe potuto facilmente scongiurare), sia accaduto.

Si permette ai tifosi del Napoli di partire per una trasferta così delicata, in quel di Roma (di cui anche i canguri in Australia ne conoscono le certe sorti), mentre per rispettare i decreti, in contemporanea si chiudono le porte dello Scida e di altri campi in cui si giocheranno partite di scarsa “significatività ultras”.

I soliti pignoli del caso, quindi, potranno insegnarci che se le regole ci sono, andrebbero finalmente fatte rispettare e noi siamo profondamente d’accordo con questa cosa.

Scusate però se insistiamo, ma andando direttamente alla radice, cosa può cambiare ad oggi, nella fattispecie “violenza”, la presenza pure urgente dei tornelli, delle telecamere, di, di, di…, se poi ormai le frange violente del tifo, pur di “andare alle mani” lo fanno fuori dagli stadi, negli autogrill, per le strade, nei treni, sulle spiagge, ai box delle piste d’auto, sulle montagne russe, nei ristoranti cinesi?!

Non sarebbe più semplice intervenire al cuore del problema e poi passare eventualmente alle spese per l’“ammodernamento dei campi sportivi”, realizzate con i nostri bistrattati soldi pubblici che in questo Paese andrebbero comunque, piuttosto investiti nella salute, nelle infrastrutture, nei servizi sempre più decadenti?

Peccato però che invece di procedere positivamente in casi di palese flessibilità, come nella partita in questione, nella quale il numero di spettatori sarebbe stato comunque esiguo, nella quale non ci sarebbe francamente stato alcun problema di ordine pubblico, si sia stati tassativamente bloccati dalla lentezza di una inutile burocrazia.

Mentre poi, quando i soliti “noti” (noti a tutti tranne alle poltrone che dovrebbero saltare, le stesse dei pignoli di cui sopra), compiono nefandezze di ogni tipo all’insegna del “vandal-ultraismo”, tutti i bei proclami e le grida di dolore si sgonfino dopo pochi giorni e fino al prossimo, tragico episodio ed a rimetterci siano come al solito, i tifosi dal cuore e dai sentimenti puri, le ormai pochissime famiglie che decidono di recarsi negli stadi, quei ragazzi per nulla facinorosi, quegli anziani che in una partita trovano antica forza e spirito giovanile, che vivono lo sport come una passione autentica e non come una battaglia medievale.

Peccato che quando società storiche e piazze blasonate vengano abbandonate nelle mani di gente senza scrupoli dal curriculum non propriamente pulito, signori che fanno il bello e cattivo tempo, falliscono, rinascono, lodano (nel segno di Petrucci), in barba alle amate facce degli "ingenui cittadini", nessuno scolpisca nel diritto “decreti urgenti per decretare giustizia”, la giustizia che finisce sempre nel di dietro di chi non può che subire passivamente.

Ma non vi rendete conto, cari politici, che il calcio senza tifosi non esiste?

Prendete una volta per tutte decisioni sagge, tempestive, ma soprattutto di rigore morale e pratico.
E smettiamola con la demagogia sterile, che sta impoverendo sempre di più le basi del nostro amato Paese!
Quelle del diritto!

Permetteteci infine di augurare una prontissima guarigione ad un collega, il nostro carissimo Professore Luigi, che in serata subito dopo la conferenza stampa, in cui si è appreso della notizia, ha avuto un brutto malore.

Nella vita esistono cose più importanti di una partita di calcio.
E questo dovremmo tenerlo sempre bene a mente anche noi, quando ci rechiamo allo Stadio e diamo inizio a perverse, maledettissime follie.

“Osservatori” o non…

Andrea De Marco

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