domenica 22 febbraio 2009

Candido Cannavò è volato in cielo.

Un’emorragia celebrale non gli ha dato scampo.
Con lui va via un patrimonio indiscusso del giornalismo italiano.

Il corpo e l’anima ci hanno lasciato, ma l’esempio per tutti noi, in special modo quelli che stanno muovendo i primi passi in questo appassionante, movimentato mestiere, rimarrà indelebile.

Come i suoi tanti, infiniti editoriali, scritti con precisione e puntualità, con dolcezza e amore per le piccole e le grandi questioni sportive.
Ed è proprio l’amore per il giornalismo che ci lascia in eredità il grande Cannavò.
La passione per la penna e per lo sport, l’unione delle due cose miscelate, unite al fascino ed al mistero dell’ispirazione, quasi divina, che avvolge e coccola chi prova a descrivere le emozioni della gente su un semplice foglio di carta.
L’abbiamo ammirato per la forza della sua umiltà, nei suoi messaggi chiari e spesse volte profetici.
La Gazzetta dello Sport in suo onore titola “Già ci manchi”.

Ma il Direttore dei Direttori c’è e siede in mezzo a tutti coloro che cercheranno di seguirne le orme, di provare a dissetarsi con una sola goccia del suo talento cristallino.
Rimarrà con tutti noi, puro e luminoso nel ricordo, imponente e fiero come le colonne dei suoi tanti, infiniti editoriali.

Verba volant, Cannavò manet.

Andrea De Marco

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